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2.° Fatta Teodora imperatrice, non avrebbe potuto meglio riparare agli scandali della passata sua vita, quanto che tenendo una modesta e morigerata vita in appresso, e portare il suo zelo ad aprire alle miserabili donne, che s’erano date alla prostituzione, un asilo di penitenza. E Procopio, che avuto l’incarico di scrivere sugli Edifizii da Giustiniano fatti erigere, accennando questo monastero, intitolato appunto Asilo di Penitenza, avea nella suddetta opera commendata la pietà di Giustiniano e di Teodora, riguardando all’oggetto della istituzione, qui espone la violenza usata a donne non disposte a porsi a miglior vita; la quale violenza guastava quanto di buono avesse potuto avere l’istituzione. Ma ciò che in appresso dicesi del padrocinio da Teodora preso per le dissolute mogli, abbastanza dimostra che pietà vera non la mosse nemmeno nella fondazione di quell’asilo.

3.° In proposito de’ corrotti costumi di quel tempo, abbiamo due curiosi racconti. Era in Costantinopoli fino dai tempi di Costantino il grande una statua di Venere, alla quale, secondo che narra l’autore della Origine di quella città, accostandosi le donzelle cadute, sospette di essere viziate, se fossero state illibate ne partivano sicure; ma alle corrotte scioglievansi i vestimenti, ed appariva in cospetto di tutti la loro nudità. Anche alle donne maritate che con clandestini adulterii si fossero contaminate, la stessa cosa accadeva; e dovettero confessare il loro fallo. La sorella della moglie di Giustino, che dopo la cura del palagio diventò Imperadore, fece mettere in pezzi quella statua di Venere, perchè passandovi vicina, mentre cavalcando andava ai bagni di Blacherne dopo l’adulterio suo ebbe a vedersi svergognata col subito denudamento. Vedrà chiunque legga come possa spiegarsi un tal fatto, e cosa credersi di quella tradizione. Il secondo racconto è riferito conformemente da Teofane, da Anastasio, da Cedreno, dalla Storia miscellanea, e da Paolo diacono; ed è quello di un Cane da certo Andrea condotto d’Italia al tempo di Giustiniano, il quale indicava le donne adultere, e le donzelle viziate, prendendole per le vesti. Il che non è difficile attribuire ad una