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mato. Vigilanza, sorella di Giustiniano, fu quella, che le persuase tale opera, e quel tempio si denominò poi di Vigilanza. Così abbiamo dall’Autore della Origine della città di Bizanzio.
3.° Del giovine Teodosio, di cui qui e in appresso parla Procopio può riferirsi la particolarità dal N. A. accennata nel lib. 1. della Guerra vandalica; ed è, che appena da Epifanio, patriarca di Costantinopoli, battezzato, fu condotto sulla nave pretoria di Belisario con molte sacre cerimonie e preci, onde con fausti auspizii l’armata veleggiasse alla spedizione d’Africa, a cui Belisario andava. Le parole di Procopio sono le seguenti. Qua venne Epifanio, vescovo della capitale, e fatte, com’era conveniente, preghiere a Dio, fece entrare nella nave il Milite, che poco anzi ricevuto il battesimo erasi fatto cristiano. Altrove Procopio lo chiama maggiordomo di Belisario, che sì in Africa, che in Italia lo adoperò in gravissimi affari, essendo giovine di sveltissimo ingegno.
CAPO II.
1.° Questo Costantino era grande scudiere dell’Imperadore, uomo chiaro negli officii civili egualmente che nelle cose della guerra. Procopio narra negli altri libri le imprese di lui nella Dalmazia, nella Liburnia, in Ravenna, e in Salona. Nel lib. 3 della Guerra gotica trovasi quanto appartiene all’affare de’ pugnali e di Presidio, del quale si parlerà in appresso. Dall’autore dell’Appendice alla cronica di Marcellino sappiamo che Belisario lo fece uccidere nella Campania.
2.° Ad intelligenza di ciò, che appartiene a papa Silverio, al quale qui si allude, giova sapere, che da quanto scrive Procopio viene giustificato il pontefice Vigilio, da Liberato cartaginese dichiarato colpevole della morte di esso Silverio. Le parole di Liberato sono le seguenti. Vigilio, onde non essere cacciato della sede (romana) scrisse a Belisario: Consegnami Silverio; altrimenti non posso fare quanto tu mi chiedi. Così Silverio fu dato in mano a due officiali di Vigilio, e a’ servi di lui;