Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/225


191

somma di denaro dai Questori ogni anno traevano per la vendita de’ generi necessarii al mantenimento sì de’ cavalli, che degli stallieri. E così succedeva ancora, che continuamente per tal mezzo i denari pubblici dagli officiali a ciò destinati si mandassero all’Erario, che di quel denaro prontamente fossero tutti gl’impiegati saldati de’ loro stipendii, e che tutte le cose della repubblica in fine con opportunità, con isveltezza, e con sicurezza si facessero. Questa era l’antica pratica. Ma Giustiniano tolto via il veredario che da Calcedonia andava a Dacibiza, obbligò tutti da Costantinopoli ad andare fino ad Elenopoli coi piccoli battelli, coi quali si passa lo Stretto, assoggettandoli ai pericoli che per le improvvise burrasche s’incorrono. E bene è chiaro che, ove preme necessità, non è nè a guardare nè ad aspettare che tempo sia per essere, e se sarà quieto. Così acconciò il corso verso la Persia. Rispetto all’altra plaga orientale fino ai confini dell’Egitto, per la strada da corrersi in una giornata stabilì non una sola stalla di cavalli, ma alquanti asinelli. Per lo che a ciò che accade nelle provincie non è più possibile accorrere se non tardi, e dopo che già il fatto è fatto. Similmente da ciò succede, che i possessori delle campagne i loro generi con gravissima perdita veggonsi incagliati, e sono obbligati a gittarli.

In quanto poi agli esploratori, ecco quello che si praticava. L’Erario manteneva moltissime persone, le quali sotto pretesto di mercatura o d’altro affare, penetravano ne’ paesi nemici, e perfino nella stessa reggia de’ Persiani, spiando diligentemente quanto ivi facevasi,