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CAPO XXVIII.
Ma tante sono le male opere di Giustiniano, che a dirle tutte non s’avrebbe bastante tempo. Per ciò dalle molte io vado scegliendone alcune, onde la posterità possa apprendere l’indole sua pronta a dissimulare, disposta a disprezzar Dio, i sacerdoti, le leggi, e il popolo; a non avere alcun riguardo, nè alla verecondia, nè alla buona amministrazione dello Stato, nè a coprire nemmeno con qualche colore le sue scelleratezze: inteso unicamente a spogliar di denaro tutto il mondo.
Avea dato, per cominciare di qui, agli Alessandrini per vescovo Paolo; e ad un certo Rodone di Fenicia, prefetto di Alessandria, avea scritto che fosse attento a prestare in ogni occasione mano forte a Paolo, onde ben riuscir potesse al Prelato quanto desiderasse: perciocchè era sua mira che coll’opera del medesimo si risvegliasse lo zelo de’ Patriarchi alessandrini in tener fermo il Concilio calcedonese. Intanto un certo Arsenio di Palestina, uomo pienamente malvagio, fattosi necessariissimo a Teodora,