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pentinamente gittandosi sui possessori de’ campi ne taglia dalla radice ogni speranza di sussistere. Essa consiste in questo, che si tassavano i vasti ed omai insalvatichiti latifondi, i padroni e coloni de’ quali o fossero periti, o dopo tanti mali fuggiti fossero dalla patria, ed orribilmente aggravati in alcun luogo si appiattassero. E siffatto genere di gravezza in que’ tempi principalmente ebbe corso.
Le descrizioni finalmente, per chiudere questo discorso, sono state decretate perchè dai possessori de’ campi con una tassa formante parte di tributo si risarciscano i danni in questo tempo frequentemente sofferti dalle città.
Pertanto il dire le cagioni e gli effetti di tutte queste cose sarebbe discorso da non finir più. Ben dirò che non istettero qui soltanto le disgrazie, a cui la classe delle persone, delle quali parliamo, fu soggetta. Ebbevi una pestilenza, la quale estesasi per tutto il mondo invase ancora l’Imperio romano, e in ogni luogo andò consumando gli agricoltori; e mentre per questo le campagne rimasero incolte ed abbandonate, niuna moderazione fu fatta negli annui tributi: chè anzi a nulla badandosi, quanto alla partita di ognuno, secondo che trovavasi intestato, dovea pagare, e in tutte le altre cose già accennate stavasi del pari al rigor de’ registri, e senza remissione facevansi di pagare i carichi per qualunque confinante già morto. Alle quali cose si aggiunga per colmo della condizione infelice de’ possidenti, che in fine ne’ più belli ed agiati appartamenti delle case il
Procopio | 11 |