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CAPO XXIII.
Posciachè Giustiniano e Teodora ebbero fatto perire Giovanni cappadoce, cercarono altri da sostituirgli nel posto, e d’accordo investigando l’indole di questo e di quello, si diedero cura di trovare un perversissimo uomo, che fosse atto ministro della loro tirannide, e della ruina de’ sudditi. Misero intanto nel posto Teodoto, uomo di non lodevoli costumi, non però di tali che ad essi potessero andare a garbo. Finalmente fatte tutte le considerazioni, a caso si presentò loro un certo Pietro, siro di nazione, soprannominato Barsame nummulario, perchè in addietro sedendo al banco di cambiatore turpissimi guadagni faceva sulla moneta plateale. Era costui ingegnosissimo nell’arte di rubare con meravigliosa sveltezza delle dita le monete che contava a chi seco lui altre cambiavane; e portò la furberia e la sfacciataggine al segno, che preso sul fatto e spergiurò, e audacemente la caduta di una moneta ch’era prova del suo delitto, attribuì ad un moto accidentale delle