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successori di gran lunga li aveano superati, la gente domandava come mai que’ primi fossero apparsi oltre modo iniquissimi, dacchè da questi erano superati a modo che potevansi anzi dire sulle stesse loro opere e buoni e probi. Venivano poi i terzi, e così dopo questi gli altri, i quali col talento di una più forte iniquità così diminuivano i misfatti de’ primi, che a questi davano ottimo nome, e riputazione eccellente. Per tale maniera crescendo ognora i mali pubblici, funestamente ebbe a conoscersi, che l’umana perversità non si restringe a certi determinati limiti; o che, ove dall’esempio de’ maggiori sia secondata, e colla licenza della dignità volgasi alla ruina de’ sudditi, soltanto dalle miserie degli afflitti può giudicarsi fin dove essa possa giungere. In questo stato furono le cose de’ magistrati.

CAPO XXII.

I Traci e gl’Illirii, alleati de’ Romani, eccitati da lettere di Giustiniano, alzansi contro gli Unni invasori delle terre dell’Imperio, e gli abitanti di questo, già dai nemici saccheggiati, saccheggiano di nuovo. Questi gl’inseguono armati, e ricuperano le loro robe, e le persone condotte via schiave. Trattamento crudele che ne hanno da Giustiniano.

Soventi volte accadde ancora, che i Capi de’ Traci e degl’Illirii avessero disegnato di assaltare le truppe degli Unni, e ne fossero poi distolti in virtù di lettere avute da Giustiniano, colle quali proibiva che si desse addosso ai Barbari, la cui amicizia si riguardava come