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stituissero prigionieri, o vendessero tregue. E fu così avverato il sogno, di cui testè parlai.
Immaginisi poi altre che, se posso, dirò specie di rapine, colle quali a poco a poco tirò a sè i beni de’ sudditi. Egli diede alla plebe un magistrato, di cui era cura l’accordar per un’annua gabella a’ bottegai la licenza di smerciare qualunque cosa vendereccia. Con che i cittadini erano obbligati a servirsi per le occorrenti provviste del Foro, pagando un prezzo tre volte maggiore: nè era loro lecito, quantunque con grave loro danno angariati, far quistione sopra nessun genere: poichè trattavasi che de’ proventi una grossa parte andava all’Imperadore, e un’altra ad impinguare il magistrato. Nè minore angheria soffrivano poi i compratori per la detestabile ingordigia de’ satelliti del magistrato, e per la impunita licenza de’ venditori, ai quali era permesso non solo di mettere all’incanto i generi, ma eziandio di adulterarli in ogni maniera. Oltre ciò istituì molti monopolii, vendendo la libertà de’ sudditi ad appaltatori che applicavano a questo empio negozio; e tratta da essi una stabilita contribuzione lasciava poi che, come più loro piacesse, stessero o no alle convenute tariffe. Di questa maniera palesemente e cogli altri magistrati e coi prefetti si accordava la cosa; e costoro tanto più sfrontatamente angariavano e derubavano i cittadini, quanto che di que’ furti una parte, comunque anche piccola, colava nelle mani dell’Imperadore.
E come se per queste operazioni non bastassero gli antichi magistrati (ed una volta il prefetto della città avea la giurisdizione per ogni sorta di delitti), due al-
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