uomini, perciocchè dall’atrocità de’ fatti si rende palese la natura immane di colui che li opera. E certamente il vero numero delle genti ruinate da Giustiniano, niuno, fuor di Dio, può saperlo; chè più facil cosa sarebbe il contare i grani della sabbia. Io per me, riguardando col pensiero tutte le contrade ch’egli di abitatori desolò, dico che fece perire ventun milione d’uomini. E in ciò dire mi fondo su questo, ch’egli devastò quanto è lunga e larga l’Africa, a segno che è difficile, anzi è miracolo dire come ivi camminato che s’abbia molti giorni non s’incontra più anima vivente. Ivi di Vandali, atti alle armi, dianzi erano cento sessanta mila; e chi direbbe poi quanti fossero le donne, i ragazzi, e i servi? Chi direbbe il numero degli antichi Africani indigeni, i quali abitavano nelle città, coltivavano le campagne, od esercitavano navigando la mercatura? Di tutti questi stato io colà lungo tempo avea veduta moltitudine infinita. E di questi più numerosi di gran lunga erano i Mauritani, i quali tutti colle mogli e co’ figli a masse a masse perirono. Ivi pure perì una gran parte dell’esercito romano, e degli stranieri che ne seguivano le bandiere. Laonde io non so, se conti giusto chi dica in Africa essere periti cinque milioni di persone. E ciò poi, che debellati i Vandali Giustiniano meno curò, fu di stabilire, come pur dovea, in quelle contrade il governo, e raffermarlo procacciandosi la benevolenza de’ sudditi. Ma invece egli immantinenti ne richiamò Belisario, accusato di volersi colà fare usurpatore: cosa che rispetto a quell’uomo era fuori d’ogni proposito. Ma il vero motivo, che n’ebbe, fu di potere da que’