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Giustiniano di vendere a peso d’oro i giudizii. Giustiniano poi, imparata ch’ebbe quest’arte di rapina, mai non l’abbandonò. Intanto crebbe, e si estese il male, chè chiunque desiderava di vincere contro alcuna onesta persona una causa, andava a trovar Leone, e propostogli di dividere i beni controversi, e darne una parte all’Imperadore, immantinente contro ogni più sacro principio scendeva dalla reggia vittorioso. Con questo mezzo Leone si fece ricchissimo, e diventò posseditore di ampii latifondi, mentre lo Stato romano precipitava da ogni parte. Chè le convenzioni tra i cittadini non aveano più alcuna forza nè dalla legge, nè dalla data fede, nè dalle scritte, nè dalla stipulazione di pena, nè da altri patti, e da altre solennità; ma tutto dipendeva soltanto dal denaro che destinavasi a Leone e all’Imperadore. Nè contentossi colui di stare in questi termini: egli cercò di trar denaro anche dagli avversarii; e dopo che avea con belle parole smunto l’uno e l’altro de’ litiganti in esso lui fidatisi, l’uno d’essi sfacciatamente tradiva, non avendo a vergogna d’ingannare con una ambiguità che a lui fruttava. Questa era nel proposito la condotta di Giustiniano.