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dora. Così accadde che fosse nata ed educata questa femmina, e che presso tutti gli uomini fosse celebratissima oltre misura sopra molte cospicue meretrici.
Ritornata adunque che fu in Costantinopoli, Giustiniano se ne innamorò ardentissimamente. Dapprima vivea con lei come con un’amorosa, quantunque fosse stato inalzato al grado patrizio, trovando in essa tutta la sua delizia, per tal modo le fu facile prendere un grande ascendente sopra di lui, ed accumolare enormi dovizie: perciocchè egli, come fanno tutti quelli che perdonsi dietro ad una donna, ogni voglia ne secondava, e di ogni ricchezza la riempiva: con che vieppiù crescea l’amore. Lei ebb’egli dunque compagna in ruinare i popoli, non tanto in Costantinopoli, quanto in ogni luogo dell’Imperio romano: massimamente che essendo entrambi della fazione Veneta, in potere di que’ sediziosi uomini aveano abbandonata la repubblica. Fermossi per altro alcun poco tanto male pel caso seguente. Era Giustiniano da lunga e pericolosa malattia attaccato a segno, che già la voce pubblica lo diceva morto. Intanto dai sediziosi commettevansi a furia di tumulti i delitti che di sopra accennai; e di bel giorno venne trucidato nel tempio di s. Sofia Ipazio, uomo per niente oscuro. Quel misfatto eccitò una sollevazione, poichè ognuno, prevalendosi della lontananza dell’Imperadore, arditamente le atrocità, e da sè, e da altri sofferte, usava vociferare, riandando insieme tutte quante anche le altre, che fossero state commesse in addietro. Portate adunque tutte queste cose alla cognizione dell’Imperadore, egli scrisse al prefetto della città, Teodoto Cucurbitino, onde ne fa-