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artefici, e loro ordinò che avessero a farne il modello, onde trarne una statua di bronzo. E così gli artefici fecero; poi gittarono la statua, la quale essa collocò presso il clivo capitolino alla destra di chi esce per colà dal Foro; e fino a quest’oggi quella statua rappresenta la figura e fortuna di Domiziano.

Ora in codesta statua può chiaramente riscontrarsi la figura, la fisonomia, e l’aria e i sensi di Giustiniano. Questa è dunque l’esteriore apparenza di lui. Quali poi fossero i suoi costumi, invano tenterei dirlo, dovendo contenermi in termini esatti. Imperciocchè a chi gli si accostava, considerandone in sua mente tutte le iniquità, nè col fatto, nè colle parole presentava alcuna ombra di vero, intanto ch’egli però era bene spesso esposto agl’inganni di tutti. E fu egli infatti uno strano miscuglio di stolto e perverso ingegno. Voglio dire, che verificossi in lui quello che un non so quale de’ Peripatetici una volta asserì, che siccome nella mescolanza de’ colori, così pure nella natura degli uomini succede che trovinsi negli uni e negli altri cose sommamente contrarie. Per iscrivere adunque ciò che assai bene potei riconoscere, fu questo principe dissimulatore del vero a segno, che niuno più di lui riuscì compitissimo artefice sì in coprire le fraudi e gli sdegni segreti, sì nell’astuto operare, e nell’occultare gli affetti dell’animo. Non erano in lui necessarii nè letizia, nè dolore per piangere: avea pronte le lagrime con arte ad ogni opportunità, e secondo che glie ne desse occasione il caso che gli si presentava. Ingannava colle menzogne; e quantunque facesse così sempre, non però mai lo