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lui davasi in mano la penna intinta del colore, con cui gl’Imperadori usano scrivere, e altri la mano tenendogli quella penna aggirava per le forme di quelle quattro lettere, cioè per le singole incisioni della tavoletta; e di questa maniera ottenuta dall’Imperadore la firma se ne andava. Questo era l’Imperadore che i Romani avevano nella persona di Giustino. La moglie di lui, la quale avea nome Lupicina, era stata serva e barbara, e di lui, che l’avea comperata, concubina, la quale sino alla morte gli fu compagna nell’Imperio. Giustino non potè fare a’ suoi sudditi nè male nè bene, essendo uomo d’insigne stolidità unita ad infanzia somma, e a somma rozzezza. Ma ben fu a’ Romani autore di tanti e tanto gravi mali, quanti ne’ passati tempi non si erano uditi mai, per cagione di Giustiniano, figliuolo di una sua sorella, giovine ancora di età, e maneggiatore di tutti gli affari dello Stato.

CAPO XII.

Carattere infame di Giustiniano. Suoi primi assassinii. Favorisce la fazione de’ Veneti. Disordini di questi, e dei Prasini. Mode barbare introdotte. Delitti di ogni partito. La gioventù se ne fa imitatrice. Il male si estende dappertutto. Giustiniano premia, anzi che punire i colpevoli. Egli non fa che cercar denaro, e gittarlo.

Era Giustiniano facile sì a rapire le sostanze altrui, che a far sangue: per lui niente essendo lo esterminare quanta pur fosse moltitudine d’uomini di ogni delitto in-

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