Dunque, per la memoria di tal sorte
Pon giù quella superbia, che tu hai.
Segui il regno di Venere e la corte. 220Se a mio modo, o Pomona, farai,
Apri allo amante le serrate porte,
Usa pietà, e pietà troverai.
E, come questo la Vecchia ebbe detto,
Si fece un bello, e gentil giovanetto. 225Talchè Pomona, parte per paura,
Parte commossa da sì lieta faccia
Non quasi stette od ostinata, o dura,
Ma dal suo petto ogni crudeltà caccia;
E di Vertunno assai lieta, e secura 230Si mise volontaria nelle braccia;
E visse seco un gran tempo felice,
Se ’l ver di questo chi ne scrive dice.
Donna beata, a cui si canta, e suona,
E voi d’intorno che questo intendete, 235Imitate l’esemplo di Pomona,
E non la crudeltà d’Anassarete.
Ecco il tuo servo che piange, e ragiona,
E di veder sol la tua faccia ha sete.
E ti prega ch’al mal d’altrui ti specchi, 240Ed a’ suoi prieghi porga un po’ gli orecchi.
Non è la sua età vecchia, e matura,
Non è la vita sua tanto diversa,
Nè sì brutto creato l’ha natura,
Che tu debbi essere a sue voglie avversa. 245Vedi la macilente sua figura,
E dagli occhi le lacrime, che versa
Da far pietoso un cor, benchè villano,
E muover a sua posta un tigre ircano.