Pagina:Opere di Niccolò Machiavelli VI.djvu/457


serenata 437

25Avanti che l’italica virtute
    Ponesse il suo auspicato nido
     Ne’ sette colli, e fussin conosciute
     L’opere de’ Roman, la fama, e ’l grido,
     Furon le valli intorno possedute
     30Da varj regi, tanto che in quel lido
     Pervenne Palatino alla corona,
     Sotto cui visse la bella Pomona.
Ninfa non era alcuna in quella riva,
     Ch’amasse tanto i pomi quanto questa,
     35Onde ’l nome da’ pomi le deriva;
     Però che or questo con la falce annesta,
     Versa sopra quell’altro l’acqua viva
     Quando il Sol caldo le sue barbe intesta;
     Pota a quell’altro i rami secchi e torti,
     40E non amava, se non pomi ed orti.
A questi solo ella avea posto amore,
     Fuggendo al tutto di Venere i lacci,
     E le saette del fiero Signore,
     Dispregiando suoi prieghi o suoi minacci.
     45E perchè sendo donna, avea timore,
     Che violenza alcuno uom non le facci,
     Di mura l’orto suo circonda e fascia,
     Là dove entrar mai uom per nulla lascia.
I giovanetti Satiri d’intorno
     50Gli facien vani balli per placarla;
     Pan, e Sileno molte volte andorno
     Innamorati di lei a trovarla,
     E sempre dura e fredda la trovorno,
     Ma quel che si credea più caldo amarla,
     55Era Vertunno in fra tutti costoro,
     Nè più felice viveva di loro.