Pagina:Opere di Niccolò Machiavelli VI.djvu/453


CAPITOLO. 433

Dipoi le tue bellezze egregie e dive,
     E le tue opre atte ad onorare
     30Qualunque di te parla o di te scrive.
Il Ciel la sua virtù volle mostrare,
     Quando ci dette cosa sì suprema,
     33Per parte a noi di sue bellezze fare,
Onde ogni lume innanzi a questo scema,
     Prima guardando quella chioma degna
     36D’ogni corona e d’ogni diadema.
Poi lo splendor che in quella fronte regna,
     Con ogni parte in se considerata,
     39Quanto Natura ha di valor c’insegna.
Vedi poi il resto a quella accomodata,
     Odi il suon poi de’ suoi grati sermoni,
     42Da far un marmo, una pietra animata.
Sicchè ride la terra ove il piè poni,
     E rallegrasi l’aria dove arriva
     45Della tua voce li graziosi suoni.
Poi si secca l’erbetta che fioriva,
     Quando ti parti, sicchè afflitta resta
     48E l’aria duolsi de’ tuo’ accenti priva.
Nè cosa manco degna par di questa,
     D’acquistar fama un natural desio,
     51Che farà la tua gloria manifesta.
Talchè i’ prego ch’i’ possa, o Giove dio,
     Fra tante tube che lo esalteranno,
     54Far risonare un rozzo corno anch’io.
Tutti i pastor che in queste selve stanno,
     Senza riguardo a l’età juvenile,
     57Ogni lor differenzia in te posto hanno.
Tu col tuo destro ingegno e signorile
     Per vari modi e per diversi inventi,
     60Gli fai ritornar lieti al loro ovile.