Viltate è quello, con l’altre consorte
D’Ambizione, son quelle ferite, 123C’hanno d’Italia le provincie morte.
Lascio di Siena la fraterna lite;
Volta gli occhi, Luigi, a questa parte 126Fra queste genti attonite, e smarrite.
Vedrai d’Ambizion l’una, e l’altra arte,
Come quel ruba, quell’altro si duole 129Delle fortune sue lacere, e sparte.
Rivolga gli occhi in qua chi veder vuole
L’altrui fatiche, e riguardi, se ancora 132Cotanta crudeltà vide mai il Sole.
Ch’il padre morto, e ch’il marito plora;
Quell’altro mesto del suo proprio letto 135Battuto, e nudo trar si vede fora.
O quante volte avendo il padre stretto
In braccio il figlio, con un colpo solo 138È suto rotto all’uno, e l’altro il petto!
Quello abbandona il suo paterno suolo
Accusando gli Dei crudeli e ingrati 141Con la brigata sua piena di duolo.
O esempi non più nel mondo stati!
Perchè si vede ogni dì parti assai 144Per le ferite del lor ventre nati.
Dietro alla figlia sua, piena di guai
Dice la madre: a che infelici nozze, 147A che crudel marito ti servai?
Di sangue son le fosse e l’acque sozze,
Piene di teschi, di gambe, e di mani, 150E d’altre membra laniate, e mozze,
Rapaci uccei, fere silvestri, cani
Son più le lor paterne sepolture. 153O sepolcri crudei, feroci, e strani!