E perchè in questa parte sia redutta
La penitenzia di quel tristo seme, 90Che Ambizione, ed Avarizia frutta;
Se con Ambizion congiunto e insieme
Un cuor feroce, una virtute armata, 93Quivi del proprio mal raro si teme
Quando una region vive efferata
Per sua natura, e poi per accidente 96Di buone leggi instrutta, e ordinata,
L’Ambizion contra l’esterna gente
Usa il furor, ch’usarlo infra se stessa 99Nè legge, nè il Re glie ne consente;
Onde il mal proprio quasi sempre cessa,
Ma suol ben disturbare l’altrui ovile, 102Dove quel suo furor l’insegna ha messa.
Fia per avverso, quel loco servile
Ad ogni danno, ad ogni ingiuria esposto, 105Dove sie gente ambiziosa, e vile.
Se viltà, e trist’ordin siede accosto
A questa ambizione, ogni sciagura, 108Ogni rovina, ogni altro mal vien tosto.
E quando alcun colpasse la natura,
Se in Italia, tanto afflitta, e stanca 111Non nasce gente sì feroce, e dura;
Dico, che questo non iscusa, e franca
L’Italia nostra, perchè può supplire 114L’educazion, dove natura manca.
Questa l’Italia già fece fiorire,
E di occupare il mondo tutto quanto 117La fiera educazion le diede ardire.
Or vive (se vita è vivere in pianto)
Sotto quella rovina, e quella sorte, 120Ch’ha meritato l’ozio suo cotanto.