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della ingratitudine. 421

Quando alle stelle, quando al Ciel dispiacque
     La gloria de’ viventi in lor dispetto;
     24Allor nel mondo Ingratitudin nacque.
Fu d’Avarizia figlia, e di Sospetto:
     Nutrita nelle braccia dell'Invidia;
     27De’ Principi, e de’ Re vive nel petto.
Quivi il suo seggio principal annidia;
     Di quindi il cor di tutta l’altra gente
     30Col venen tinge della sua perfidia.
Onde per tutto questo mal si sente,
     Perchè ogni cosa della sua nutrice
     33Trafigge, e morde l’arrabbiato dente.
E se alcun prima si chiama felice
     Pel Ciel benigno, e suoi lieti favori,
     36Non molto tempo di poi si ridice;
Come e’ vede il suo sangue, e suoi sudori,
     E che ’l suo viver ben sentendo stanco
     39Con ingiuria, e calunnia si ristori;
Vien questa peste, e mai non vengon manco,
     Chè dopo l’una poi l’altra rimette
     42Nella faretra, che l’ha sopra il fianco.
Di venen tinte tre crudel saette,
     Con le qual punto di ferir non cessa
     45Questo, e quell’altro, ove la mira mette,
La prima delle tre, che vien da essa,
     Fa, che sol l’uom il benefizio allega,
     48Ma senza premiarlo lo confessa,
E la seconda, che di poi si piega,
     Fa, che ’l ben ricevuto l’uom si scorda;
     51Ma senza ingiuriarlo solo il niega.
L’ultimo fa, che l’uom mai non ricorda,
     Nè premia il ben; ma che giusta sua possa
     54Il suo benefattor laceri, e morda.