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CAPITOLO

DELLA INGRATITUDINE

A GIOVANNI FOLCHI.


GIovanni Folchi, il viver mal contento,
     Pel dente dell’Invidia, che mi morde,
     3Mi darebbe più doglia, e più tormento;
Se non fusse che ancor le dolci corde
     D’una mia cetra, che soave suona,
     6Fanno le muse al mio cantar non sorde.
Non sì ch’io speri averne altra corona;
     Non sì ch’io creda, che per me s’aggiunga
     9Una gocciola d’acqua d'Elicona.
Io so ben quanto quella via sia lunga:
     Conosco non aver cotanta lena,
     12Che sopra il colle desiato giunga.
Per tutta volta un tal disio mi mena
     Che io credo forse andando poter corre
     15Qualche arbuscel, di che la piaggia è piena.
Cantando dunque cerco dal cuor torre,
     E frenar quel dolor de’ casi avversi,
     18Cui drieto il pensier mio furioso corre;
E come del servir gli anni sien persi,
     Come in fra rena si semini, ed acque,
     21Sarà or la materia de’ miei versi.


 
 
Quan-