Ma perchè l’appetito disonesto
dell’aver non vi tien l’animo fermo, 60Nel viver parco, civile, e modesto;
E spesso in aere putrefatto, e infermo,
Lasciando l’aere buon, vi trasferite; 63Non che facciate al viver vostro schermo.
Noi l’aere sol, voi povertà fuggite,
Cercando con pericoli ricchezza, 66Che v’ha del bene oprar le vie impedite.
E se parlar vogliam della fortezza,
Quanto la parte nostra sia prestante 69Si vede, come ’l Sol per sua chiarezza.
Un toro, un fier leone, un leofante
E infiniti di noi nel mondo sono, 72A cui non può l’uom comparir davante.
E se dell’alma ragionare è buono,
Vedrai de’ cuori invitti, e generosi 75E forti esserci fatto maggior dono.
Tra noi son fatti, e gesti valorosi
Senza sperar trionfo, o altra gloria, 78Come già quei Roman, che fur famosi.
Vedesi nel leon gran vanagloria
dell’opra generosa, e della trista 81Volerne al tutto spegner la memoria.
Alcuna fera ancor tra noi s’è vista,
Che, per fuggir del carcer le catene, 84E gloria, e libertà morendo acquista;
E tal valor nel suo petto ritiene,
Ch’avendo perso la sua libertate, 87Di viver serva il suo cor non sostiene.
E se alla temperanza risguardate,
Ancora e’ vi parrà che a questo gioco 90Abbiam le parti vostre superate.