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408 DELL’ASINO D’ORO.

Non so d’onde tu venga, o di qual costa;
     Ma se per altro tu non sei venuto,
     27Che per trarmi di quì, vanne a tua posta.
Viver con voi io non voglio, e rifiuto:
     E veggo ben, che tu se’ in quello errore,
     30Che me più tempo ancor ebbe tenuto.
Tanto v’inganna il proprio vostro amore,
     Che altro ben non credete, che sia
     33Fuor dell’umana essenza, e del valore;
Ma se rivolgi a me la fantasia,
     Pria che tu parta dalla mia presenza,
     36Farò che ’n tale error mai più non stia.
Io mi vo’ cominciar dalla prudenza,
     Eccellente virtù, per la qual fanno
     39Gli uomin maggiore la loro eccellenza.
Questa san meglio usar color, che sanno
     Senz’altra disciplina per se stesso
     42Seguir lor bene, ed evitar lor danno.
Senza alcun dubbio io affermo, e confesso
     Esser superior la parte nostra,
     45Ed ancor tu nol negherai appresso.
Qual è quel precettor, che ci dimostra
     L’erba qual sia, o benigna o cattiva?
     48Non studio alcun, non l’ignoranza vostra.
Noi cangiam region di riva in riva,
     E lasciare un albergo non ci duole,
     51Purchè contento, e felice si viva.
L’un fugge il ghiaccio, e l’altro fugge il Sole,
     Seguendo il tempo al viver nostro amico,
     54Come natura che ne insegna, vuole.
Voi, infelici più che io non dico,
     Gite cercando quel paese, e questo,
     57Non per aere trovar freddo, od aprico,