Un landrone era proprio come il loro,
E da ciascun de’ lati si vedeva 45Porte pur fatte di pover lavoro.
Allor la donna ver me si volgeva,
E disse come dentro a quelle porte 48Il grande armento seco diaceva.
E perchè variata era la sorte,
Eran varie le loro abitazioni, 51E ciaschedun si sta col suo consorte.
Stanno a man destra, al primo uscio i leoni,
(Cominciò, poi che ’l suo parlar riprese) 54 Co’ denti acuti, e con gli adunchi unghioni.
Chiunque ha cor magnanimo, e cortese,
Da Circe in quella fera si converte; 57Ma pochi ce ne son del tuo paese.
Ben son le piagge tue fatte deserte,
E prive d’ogni gloriosa fronda, 60Che le facea men sassose, e meno erte.
Se alcun di troppa furia, e rabbia abbonda,
Tenendo vita rozza, e violenta, 63Tra gli orsi sta nella stanza seconda;
E nella terza, se ben mi rammenta,
Voraci lupi, ed affamati stanno, 66Talchè cibo nessun non gli contenta.
Lor domicilio nel quarto loco hanno
Buffoli, e buoi; e se con quella fiera 69Si trova alcun de’ tuoi, abbisi il danno.
Chi si diletta di far buona ciera,
E dorme, quando e’ veglia intorno al fuoco, 72Si sta fra’ becchi nella quinta schiera.
Io non ti vo’ discorrere ogni loco;
Perchè a voler parlar di tutti quanti, 75Sarebbe il parlar lungo, e il tempo poco.