Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
398 | DELL’ASINO D’ORO. |
E della lor grandezza la cagione,
E che alti, e potenti gli mantiene,
111Sian digiuni, limosine, orazione.
Un altro, più discreto, e savio tiene,
Che a rovinargli questo mal non basti,
114Nè basti a conservargli questo bene.
Creder, che senza te per te contrasti
Dio, standoti ozioso, e ginocchioni,
117Ha molti Regni, e molti Stati guasti.
E’ son ben necessarie l’orazioni:
E matto al tutto è quel che al popol vieta
120Le ceremonie, e le sue divozioni;
Perchè da quelle in ver par che si mieta
Unione, e buono ordine; e da quello
123Buona fortuna poi dipende, e lieta.
Ma non sia alcun di sì poco cervello,
Che creda, se la sua casa rovina
126Che Dio la salvi senz’altro puntello;
Perchè e’ morrà sotto quella rovina.
CAPITOLO SESTO.
MEntre ch’io stava sospeso, ed involto
Con l’affannata mente in quel pensiero;
3Aveva il Sole il mezzo cerchio volto:
Il mezzo, dico, del nostro emispero;
Talchè da noi s’allontanava il giorno,
6E l’Oriente si faceva nero.
Quando io conobbi bel sonar d’un corno
E pel ruggir dell’infelice armento,
9Come la donna mia facea ritorno.