Tu ti resterai solo in questa cella,
E questa sera al tornar menerotti 12Dove tu possa a tuo modo vedella.
Non uscir fuor, questo ricordo dotti;
Non risponder, se un chiama; perchè molti 15Degli altri questo errore ha mal condotti.
Indi partissi; ed io, che aveva volti
Tutti i pensieri all’amoroso aspetto, 18Che lucea più che tutti gli altri volti,
Sendo rimaso in camera soletto,
Per mitigar, del letto i’ mi levai, 21L’incendio grande, che m’ardeva il petto.
Come prima da lei mi discostai,
Mi riempiè di pensier la saetta 24Quella ferita, che per lei sanai.
E stav’io come quello, che sospetta
Di varie cose, e se stesso confonde, 27Desiderando il ben che non aspetta.
E perchè all’un pensier l’altro risponde
La mente alle passate cose corse, 30Che il tempo per ancor non ci nasconde;
E qua, e là ripensando discorse,
Come l’antiche genti alte, e famose, 33Fortuna spesso or carezzò, e or morse.
E tanto a me parver maravigliose,
Che meco la cagion discorrer volli 36Del variar delle mondane cose.
Quel che rovina da’ più alti colli
Più ch’altro, i Regni, è questo, che i potenti 39Di lor potenza non son mai satolli.
Da questo nasce, che son mal contenti
Quei ch’han perduto, e che si desta umore 42Per ruinar quei, che restan vincenti.