Ma più oltre veder mi fu disdetto
Da una ricca, e candida coperta, 93Con la qual copert’era il picciol letto.
Era la mente mia stupida, e incerta,
Frigida, mesta, timida, e dubbiosa, 96Non sapendo la via quant’era aperta.
E come giace stanca, e vergognosa,
E involta nel lenzuol la prima sera, 99Presso al Marito la novella Sposa;
Così d’intorno pauroso m’era
La coperta del letto inviluppata, 102Come quel ch’in virtù sua non ispera.
Ma poichè fu la donna un pezzo stata
A riguardarmi, sogghignando disse: 105Sare’ io d’ortica, o pruni armata?
Tu puo’ aver quel, che sospirando misse
Alcun già, per averlo più d’un grido, 108E fe’ mille quistioni, e mille risse.
Bene entreresti in qualche loco infido,
Per ritrovarti meco, o nuoteresti 111Come Leandro infra Sesto, ed Abido;
Poichè virtute hai sì poca, che questi
Panni che son fra noi, ti fanno guerra, 114E da me sì discosto ti ponesti .
E come quando nel carcer si serra
Dubbioso della vita, un peccatore, 117Che sta con gli occhi guardando la terra;
Poi s’egli avvien, che grazia dal Signore
Impetri, e’ lascia ogni pensiero strano, 120E prende assai d’ardire, e di valore;
Tal er’io, e tal divenni per l’umano
Suo ragionare, e a lei mi accostai, 123Stendendo fra’ lenzuol la fredda mano.