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390 | DELL’ASINO D’ORO. |
Adunque fa, che tu non ti sconforti;
Ma prendi francamente questo peso
132Sopra gli omeri tuoi solidi, e forti,
Che ancor ti gioverà d’averlo preso.
CAPITOLO QUARTO.
POi che la donna di parlare stette,
Levaimi in piè, rimanendo confuso
3Per le parole, ch’ella aveva dette.
Pur dissi: Il Ciel nè altri i’ non accuso;
Nè mi vo’ lamentar di sì ria sorte;
6Perchè nel mal, più che nel ben sono uso.
Ma s’io dovessi per l’infernal porte
Gire al ben che dett’hai, mi piacerebbe,
9Non che per quelle vie, che tu m’hai porte.
Fortuna, dunque, tutto quel che debbe,
E che le par, della mia vita faccia;
12Ch’io so, che ben di me mai non le ’ncrebbe.
Allora la mia donna aprì le braccia,
E con un bel sembiante tutta lieta
15Mi baciò dieci volte, e più la faccia;
Poi disse festeggiando: Alma discreta,
Questo viaggio tuo, questo tuo stento,
18Cantato fia da Istorico, o Poeta.
Ma perchè via passar la notte sento,
Vo’ che pigliam qualche consolazione,
21E che mutiam questo ragionamento.
E prima troverem da collazione,
Che so bisogno n’hai forse non poco,
24Se di ferro non è tua condizione;