Ma quale stella m’avria mostro il porto?
E dove gito misero, sarei? 66O chi m’avrebbe al mio sentiere scorto?
Stavano dubbi tutti i pensier miei,
S’io doveva aspettar, che a me venisse, 69O reverente farmi incontro a lei.
Tanto che innanzi dal tronco i partisse,
Sopraggiunse ella, e con un modo astuto, 72E sogghignando: buona sera, disse.
E fu tanto domestico il saluto,
Con tanta grazia, con quanta avria fatto, 75Se mille volte m’avesse veduto.
Io mi rassicurai tutto a quello atto;
E tanto più chiamandomi per nome 78Nel salutar che fece il primo tratto.
E di poi, sogghignando, disse: or come,
Dimmi, sei tu cascato in queste valle 81Da nullo abitator colta, nè dome?
Le guancie mie, ch’erano smorte, e gialle,
Mutar colore, e diventar di fuoco, 84E tacendo mi strinsi nelle spalle.
Arei voluto dir: mio senno poco,
Vano sperare, e vana openione 87M’han fatto ruinare in questo loco;
Ma non potei formar questo sermone
In nessun modo: cotanta vergogna 90Di me mi prese, e tal compassione!
Ed ella sorridendo: Eh! non bisogna
Tu tema di parlar tra questi ceppi; 93Ma parla, e dì quel che ’l tuo core agogna.
Chè, benchè in questi solitarj greppi
I’ guidi questa mandra, e’ son più mesi 96Che tutto il corso di tua vita seppi.