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DECENNALE PRIMO. 365

Onde che ’l Gallo si rivoltò verso
     Italia irato, come quel che brama
     420Di riaver lo Stato, e l’onor perso.
E il Sir de la Tremoglia, uom di gran fama,
     Per vendicarlo, in queste parti corse
     423A soccorrer Gaeta che lo chiama.
Nè molto innanzi le sue genti porse;
     Perchè Valenza, e il suo Padre mascagno
     426Di seguitarlo li mettieno in forse.
Cercavan questi di nuovo compagno,
     Che desse lor delli altri Stati in preda,
     429Non veggendo col Gallo più guadagno.
Voi per non esser del Valentin preda,
     Come eravate stati ciascun dì,
     432E che e’ non fosse di Marzocco ereda,
Condotto avevi di Canne il Baglì
     Con cento lance, ed altra gente molta,
     435Credendo star securi più così.
Con la qual gente la seconda volta,
     Faceste Pisa di speranza priva
     438Di potersi goder la sua ricolta.
Mentre che la Tremoglia ne veniva,
     E che fra il Papa e Francia umor ascoso;
     441E colera maligna ribolliva,
Malò Valenza, e per aver riposo
     Portato fu fra l’anime beate
     444Lo spirto di Alessandro glorioso;
Del qual seguiro le sante pedate
     Tre sue familiari, e care ancelle,
     447Lussuria, Simonìa e Crudeltate.
Ma come furo in Francia le novelle,
     Ascanio Sforza quella volpe astuta;
     450Con parole soavi, ornate e belle,