Ma come fu questa novella intesa,
Par che l’Orso e il Vitel non si contenti 387Di voler esser seco a tale offesa.
E, rivolti fra lor, questi serpenti
Di velen pien, cominciar a ghermirsi, 390E con gli ugnioni a stracciarsi e co’ denti.
E mal potendo el Valentin fuggirsi,
Gli bisognò, per ischifare il rischio, 393Con lo scudo di Francia ricoprirsi.
E per pigliare i suoi nemici al vischio,
Fischiò soavemente; e per ridurli 396Ne la sua tana, questo bavalischio.
Nè molto tempo perse nel condurli,
Che il traditor di Fermo, e Vitellozzo, 399E quelli Orsin, che sì nimici furli,
Ne le sue insidie presto dier di cozzo;
Dove l’Orso lasciò più d’una zampa, 402Ed al Vitel fu l’altro corno mozzo.
Sentì Perugia e Siena ancor la vampa
Dell’Idra, e ciaschedun di quei tiranni 405Fuggendo innanzi a la sua furia scampa.
Nè il cardinal Orsin potè li affanni
De la sua casa misera fuggire, 408Ma restò morto sotto mille inganni.
In questi tempi i Galli pien d’ardire
Contro gl’Ispani voltaron le punte, 411Volendoiel Regno a lor modo partire.
E le genti inimiche avien consunte,
E del Reame occupato ogni cosa, 414Non essendo altre forze sopraggiunte.
Ma, divenuta forte e poderosa
La parte ispana, fe’ del sangue avverso 417La Puglia, e la Calavria sanguinosa.