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362 DECENNALE PRIMO.

Eri senz’arme, e ’n gran timore stavi
     Pel corno ch’al Vitello era rimaso,
     321E dell’Orso e del Papa dubitavi.
E parendovi pur viver a caso,
     E dubitando non esser difesi,
     324Se vi avveniva qualche avverso caso;
Dopo ’l voltar di molti giorni, e mesi,
     Non sanza grande spendio fuste ancora
     327In sua protezion da Francia presi.
Sotto il cui caldo vi pensasti allora
     Posser torre a’ Pisan le biade in erba,
     330E le vostre bandiere mandar fuora.
Ma Vitellozzo, e sua gente superba
     Sendo contra di voi di sdegno pieno
     333Per la ferita del fratello acerba,
Al Cavallo sfrenato ruppe il freno
     Per tradimento, e Valdichiana tutta
     336Vi tolse, e l’altre terre in un baleno.
La guerra, che Firenze avea distrutta,
     E la confusion de’ Cittadini
     339Vi fe questa ferita tanto brutta.
E da cotante ingiurie de’ vicini
     Per liberarvi, e da sì crudo assalto,
     342Chiamasti i Galli ne’ vostri confini.
E perchè ’l Valentin avea fatt’alto
     Con sue genti a Nocera, e quindi preso
     345Il Ducato d’Urbin sol con un salto,
Stavi col cuor e con l’almo sospeso,
     Che col Vitello e’ non si raccozzassi,
     348E con quel fusse a’ vostri danni sceso.
Quando a l’un comandò, che si fermassi
     Pe’ vostri prieghi, il Re di San Dionigi,
     351A l’altro furo i suoi disegni cassi.