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DECENNALE PRIMO. 359

Dove posasse il corso di una luna
     Senz’alcun frutto, che a principj forti
     222S’oppose crudelmente la fortuna.
Lungo sarebbe narrar tutti i torti,
     Tutti gl’inganni corsi in quell’assedio,
     225E tutti i cittadin per febbre morti.
E non veggendo all’acquisto rimedio
     Levaste il campo per fuggir l’affanno
     228Di quella impresa e del Vitello il tedio.
Poco di poi, del ricevuto inganno
     Vi vendicaste assai, dando la morte
     231A quel, che fu cagion di tanto danno.
Il Moro ancor non corse miglior sorte
     In questo tempo, perchè la Corona
     234Di Francia gli era già sopra le porte.
Onde fuggì per salvar la persona,
     E Marco senza alcun ostacol messe
     237Le ’nsegne in Ghiaradadda, ed in Cremona;
E per servar il Gallo le promesse
     Al papa, fu bisogno consentirli,
     240Che il Valentin de le sue genti avesse.
El qual, sotto la insegna de’ tre Gigli
     D’Imola e di Furlì si fe Signore,
     243E cavonne una donna co’ suoi figli.
E voi vi ritrovavi in gran timore,
     Per esser suti un po’ troppo infingardi
     246A seguitare il Gallo vincitore.
Pur, dopo la vittoria co’ Lombardi
     Contento fu di accettarvi, non sanza
     249Fatica e costo pel vostro esser tardi.
Nè fu appena ritornato in Franza,
     Che Milan richiamava Lodovico
     252Per mantener la popolare usanza.