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DECENNALE PRIMO. 357

Ma quel ch’a molti molto più non piacque;
     E vi fe’ disunir, fu quella scuola
     156Sotto ’l cui segno vostra Città giacque:
I’ dico di quel gran Savonarola,
     Il quale afflato da virtù divina
     159Vi tenne involti con la sua parola.
Ma perchè molti temean la rovina
     Veder de la lor patria a poco a poco
     162Sotto la sua profetica dottrina,
Non si trovava a riunirvi loco,
     Se non cresceva, o se non era spento
     165Il suo lume divin con maggior fuoco.
Nè fu in quel tempo di minor momento
     La morte del re Carlo, la qual fe’
     168Del regno ’l duca d’Orliens contento.
E perchè ’l Papa non potea per se
     Medesmo far alcuna cosa magna,
     171Si rivolse a favor del nuovo Re.
Fece il divorzio, e diegli la Brettagna,
     Ed all’incontro, il Re la Signoria
     174Li promise, e li Stati di Romagna.
Ed avendo Alessandro carestia
     Di chi tenesse la sua insegna eretta,
     177Per la morte, e la rotta di Candìa,
Si volse al figlio, che seguia la setta
     De’ gran Chercuti, e da quei lo rimosse,
     180Cambiandoli il cappello alla berretta.
In tanto il Vinizian con quelle posse
     Della gente, che in Pisa avea ridotta,
     183Verso di voi la sua bandiera mosse;
Tal che successa del Conte la rotta
     A Santo Regol, voi costretti fusti
     186Dar la mazza al Vitello, e la condotta.