Di sangue il fiume pareva a vedello,
Ripien d’uomini e d’arme e di cavagli 90Caduti sotto al gallico coltello.
Così gl’Italian lasciorno andagli;
E lor, sanza temer gente avversara, 93Giunson in Asti e sanz’altri travagli.
Quivi la triegua si concluse a gara,
Non estimando d’Orliens el grido 96Né pensando a la fame di Novara.
E ritornando e’ Franzesi al lor lido,
Avendo voi a nuovi accordi tratti, 99Saltò Ferrando nel suo dolce nido;
Donde co’ Vinizian sequirno e’ patti
Per aiutarsi, e più che mezza Puglia 102Concesse lor, e signor ne gli ha fatti.
Quì la Lega di nuovo s’incavuglia
Per assistere al Gallo, e voi sol soli 105Rimanesti in Italia per aguglia;
E per esser di Francia buon figliuoli,
Non vi curasti, in seguitar sua stella, 108Sostener mille affanni e mille duoli.
E mentre che nel Regno si martella
Fra Marco e Francia con evento incerto 111Finchè Franzesi affamorno in Atella,
Voi vi posavi qui col becco aperto
Per attender di Francia un che venisse 114A portarvi la manna nel deserto,
E che le rocche vi restituisse
Di Pisa, Pietrasanta e l’altra villa, 117Siccome il Re più volte vi promisse.
Venne alfin Lanciaimpugno e quel di Lilla,
Vitelli e altri assai, che v’ingannorno 120Con qualche cosa che non è ben dilla.