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DECENNALE PRIMO. 355

Di sangue il fiume pareva a vedello,
     Ripien d’uomini e d’arme e di cavagli
     90Caduti sotto al gallico coltello.
Così gl’Italian lasciorno andagli;
     E lor, sanza temer gente avversara,
     93Giunson in Asti e sanz’altri travagli.
Quivi la triegua si concluse a gara,
     Non estimando d’Orliens el grido
     96Né pensando a la fame di Novara.
E ritornando e’ Franzesi al lor lido,
     Avendo voi a nuovi accordi tratti,
     99Saltò Ferrando nel suo dolce nido;
Donde co’ Vinizian sequirno e’ patti
     Per aiutarsi, e più che mezza Puglia
     102Concesse lor, e signor ne gli ha fatti.
Quì la Lega di nuovo s’incavuglia
     Per assistere al Gallo, e voi sol soli
     105Rimanesti in Italia per aguglia;
E per esser di Francia buon figliuoli,
     Non vi curasti, in seguitar sua stella,
     108Sostener mille affanni e mille duoli.
E mentre che nel Regno si martella
     Fra Marco e Francia con evento incerto
     111Finchè Franzesi affamorno in Atella,
Voi vi posavi qui col becco aperto
     Per attender di Francia un che venisse
     114A portarvi la manna nel deserto,
E che le rocche vi restituisse
     Di Pisa, Pietrasanta e l’altra villa,
     117Siccome il Re più volte vi promisse.
Venne alfin Lanciaimpugno e quel di Lilla,
     Vitelli e altri assai, che v’ingannorno
     120Con qualche cosa che non è ben dilla.