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e l’utile di quella cercano non altrimenti che il loro proprio salvare, a coloro ancora quali nè per nobiltà, nè per uomini, nè per ricchezze inferiori si giudicano di quelli che s’ingegnano, o che sperano, anzi indubitatamente affermano dalla Reverendissima Signoria Vostra essere fatti al tutto possessori. E chi volesse la famiglia nostra, e quella de’ Pazzi justo lance perpendere, se in ogni altra cosa pari ci giudicasse, in liberalità e virtù d’animo molto superiori ci giudicherà.

Supplici adunque adoriamo la Signoria Vostra, che non consenta che noi veggiamo uomini manco degni di noi, e che meritamente nostri nemici possiamo giudicare, delle nostre spoglie rivestti ignominiosamente la vittoria adoperare. Deh siate contento, Reverendissimo Signore nostro, con quel medesimo emolumento che da loro sperate, volere la casa nostra ornare di tanto onore, quanto l’esserci da voi libera questa possessione conceduta giudichiamo, e non ci vogliate per il contrario di tanta ignominia segnare, quanto è il torci quello che per salvare con tanta impresa fino a quì ci siamo ingegnati. E veramente, poiché con grandissimo nostro disonore, se la vostra clemenza non ci si interpone, si perda, quello ad ogni modo con l’altrui danno ci ingegneremo rependere. Ma speriamo nella umanità dalla Reverendissima Signoria Vostra, come fa Mess. Francesco vostro familiare abbiamo sempre sperato, il quale abbiamo fatto nostro supplicatore a quella, e a lui ogni libertà di trattare questa causa conceduta. Vale, & vive in aeternum.


Ex Florentia 4. Non. Decembris 1497.

Maclavellorum Familia

Cives Fiorentini.


Verum ego valetudine oppressus tibi rescribendi vicem prestare non potui. Nunc vero recuperata salute, nihil est quod scriban, nisi te hortari orare non dessias, donec noster hic conatus felicem habeat exitum. In hoc te virum exhibeas rogo, totasque effundas vires. Nam