una cosa esperimentata da me dua paia di volte, e trovata sempre vera; e, se non era questo, la reina di Francia sarebbe sterile, ed infinite altre principesse di quello stato.
- Nicia
- E’ egli possibile?
- Callimaco
- Egli è come io vi dico. E la Fortuna vi ha intanto voluto bene, che io ho condutto qui meco tutte quelle cose che in quella pozione si mettono, e potete averla a vostra posta.
- Nicia
- Quando l’arebbe ella a pigliare?
- Callimaco
- Questa sera dopo cena, perchè la luna è ben disposta, ed il tempo non può essere più appropriato.
- Nicia
- Cotesto non fia molto gran cosa. Ordinatela in ogni modo: io gliene farò pigliare.
- Callimaco
- E’ bisogna ora pensare a questo: che quello uomo che ha prima a fare seco, presa che l’ha, cotesta pozione, muore infra otto giorni, e non lo camperebbe il mondo.
- Nicia
- Cacasangue!. Io non voglio cotesta suzzacchera! A me non l’apiccherai tu! Voi mi avete concio bene!
- Callimaco
- State saldo, e’ ci è rimedio.
- Nicia
- Quale?
- Callimaco
- Fare dormire subito con lei un altro che tiri, standosi seco una notte, a se tutta quella infezione della mandragola: dipoi vi iacerete voi senza pericolo.
- Nicia
- Io non vo’ far cotesto.
- Callimaco
- Perchè?
- Nicia
- Perchè io non vo’ fare la mia donna femmina e me becco.
- Callimaco
- Che dite voi, dottore? Oh! io non vi ho per savio come io credetti. Sì che voi dubitate di fare quel lo che ha fatto il re di Francia e tanti signori quanti sono là?
- Nicia
- Chi volete voi che io truovi che facci cotesta pazzia? Se io gliene dico, e’ non vorrà; se io non gliene dico, io lo tradisco, ed è caso da Otto: io non ci voglio capitare sotto male.