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atto secondo. | 169 |
SCENA SESTA.
- Ligurio
- El dottore fia facile a persuadere; la difficultà fia la donna, ed a questo non ci mancherà modo.
- Callimaco
- Avete voi il segno?
- Nicia
- E’ l’ha Siro, sotto.
- Callimaco
- Dallo quà. Oh! questo segno mostra debilità di rene.
- Nicia
- Ei mi par torbidiccio; eppur l’ha fatto ora ora.
- Callimaco
- Non ve ne maravigliate. Nam mulieris urinae sunt semper maioris grossitiei et albedinis, et minoris pulchritudinis quam virorum. Huius autem, inter caetera, causa est amplitudo canalium, mixtio eorum quae ex matrice exeunt cum urinis.
- Nicia
- Oh! uh! potta di san Puccio! Costui mi raffinisce in tralle mani; guarda come ragiona bene di queste cose!
- Callimaco
- Io ho paura che costei non sia, la notte, mal coperta, e per questo fa l’orina cruda.
- Nicia
- Ella tien pure adosso un buon coltrone; ma la sta quattro ore ginocchioni ad infilzar paternostri, innanzi che la se ne venghi al letto, ed è una bestia a patir freddo.
- Callimaco
- Infine, dottore, o voi avete fede in me, o no; o io vi ho ad insegnare un rimedio certo, o no. Io, per me, il rimedio vi darò. Se voi avrete fede in me, voi lo piglierete; e se, oggi ad uno anno, la vostra donna non ha un suo figliolo in braccio, io voglio avervi a donare duemila ducati.
- Nicia
- Dite pure, chè io son per farvi onore di tutto, e per credervi più che al mio confessore.
- Callimaco
- Voi avete ad intender questo, che non è cosa più certa ad ingravidare una donna che dargli bere una pozione fatta di mandragola. Questa è