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168 | mandragola |
SCENA QUARTA.
- Siro
- Se gli altri dottori fussero fatti come costui, noi faremmo a sassi pe’ forni: che sì, che questo tristo di Ligurio e questo impazzato di questo mio patrone lo conducono in qualche loco, che gli faranno vergogna! E veramente io lo desiderrei, quando io credessi che non si risapessi: perchè risapendosi, io porto pericolo della vita, il padrone della vita e della roba. Egli è già diventato medico: non so io che disegno si sia il loro, e dove si tenda questo loro inganno. Ma ecco il dottore, che ha un orinale in mano: chi non riderebbe di questo uccellaccio?
SCENA QUINTA.
- Nicia
- Io ho fatto d’ogni cosa a tuo modo: di questo vo’ io che tu facci a mio. S’io credevo non avere figliuli, io arei preso più tosto per moglie una contadina. Che se’ costì, Siro? Viemmi drieto. Quanta fatica ho io durata a fare che questa monna sciocca mi dia questo segno! E non è dire che la non abbi caro fare figliuoli, chè la ne ha più pensiero di me; ma, come io le vo’ far fare nulla, egli è una storia!
- Siro
- Abbiate pazienzia: le donne si sogliono con le buone parole condurre dove altri vuole.
- Nicia
- Che buone parole! chè mi ha fracido. Va ratto, di’ al maestro ed a Ligurio che io son qui.
- Siro
- Eccogli che vengon fuori.