Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
atto secondo. | 165 |
- Nicia
- Sia con buona ora. Picchia.
- Ligurio
- Ecco fatto.
- Siro
- Chi è?
- Ligurio
- Evvi Callimaco?
- Siro
- Sì, è.
- Nicia
- Che non dì tu maestro Callimaco?
- Ligurio
- E’ non si cura di simil baje.
- Nicia
- Non dir così, fa’ il tuo debito, e, se l’ha per male, scingasi.
SCENA SECONDA.
- Callimaco
- Chi è quel che mi vuole?
- Nicia
- Bona dies, domine magister.
- Callimaco
- Et vobis bona, domine doctor.
- Ligurio
- Che vi pare?
- Nicia
- Bene, alle guagnele!
- Ligurio
- Se voi volete che io stia qui con voi, voi parlerete in modo che io v’intenda, altrimenti noi faremo duoi fuochi.
- Callimaco
- Che buone faccende?
- Nicia
- Che so io? Vo cercando due cose, che un altro per avventura fuggirebbe: questo è di dare briga a me e ad altri. Io non ho figliuoli, e vorrene, e, per avere questa briga, vengo a dare impaccio a voi.
- Callimaco
- A me non fia mai discaro fare piacere a voi ed a tutti li uomini virtuosi e da bene come voi; e non mi sono a Parigi affaticato tanti anni per imparare per altro, se non per potere servire a’ pari vostri.
- Nicia
- Gran mercè; e, quando voi avessi bisogno dell’arte mia, io vi servirei volentieri. Ma torniamo ad rem nostram. A-