ve io son stato vent'anni. E perchè in capo di dieci cominciarono per la passata del re Carlo le guerre in Italia, le quali rovinarono quella provincia, deliberai di vivermi a Parigi, e non mi ripatriare mai, giudicando poter in quel luogo vivere più sicuro che quì.
- Siro
- Egli è così.
- Callimaco
- E commesso di quà che fussino venduti tutti i miei beni, fuori che la casa, mi ridussi a vivere quivi, dove sono stato dieci altri anni con una felicità grandissima.
- Siro
- Io lo so.
- Callimaco
- Avendo compartito il tempo parte alli studii, parte a’ piaceri, e parte alle faccende; e in modo mi travagliavo in ciascuna di queste cose, che una non m'impediva la via dell’altra. E per questo, come tu sai, vivevo quietissimamente, giovando a ciascuno, e ingegnandomi di non offender persona, talchè mi pareva di esser grato a’ borghesi, a’ gentiluomini, al forestiero, al terrazzano, al povero, ed al ricco.
- Siro
- Egli è la verità.
- Callimaco
- Ma, parendo alla Fortuna che io avessi troppo bel tempo, fece, che capitò a Parigi un Cammillo Calfucci.
- Siro
- Io comincio a indovinarmi del mal vostro.
- Callimaco
- Costui (come gli altri Fiorentini) era spesso convitato da me, e, nel ragionare insieme accadè un giorno, che noi venimmo in disputa, dove erano più belle donne, o in Italia, o in Francia; e perch'io non potevo ragionare delle Italiane, sendo sì piccolo quando mi partii; alcun altro Fiorentino, ch'era presente, prese la parte Francese, e Cammillo l'Italiana; e dopo molte ragioni assegnate d'ogni parte, disse Cammillo quasi che irato, che se tutte le donne Italiane fussino mostri, che una sua parente era per riaver l’onor loro.
- Siro
- Io son or chiaro di quello, che voi volete dire.
- Callimaco
- E nominò Madonna Lucrezia, moglie di Messer Nicia Cal-