lo, dove celebrata prima una solenne Messa, farai venire l’indemoniata. Voglio, oltre a questo, che dall’un canto della piazza sieno insieme venti persone almeno, che abbiano trombe, corni, tamburi, cornamuse, cembanelle, cemboli, e d’ogni altra qualità romori, i quali, quando io alzerò uno cappello, dieno in quegli strumenti, e, sonando, ne venghino verso il palco: le quali cose, insieme con certi altri segreti rimedj, credo che faranno partire questo spirito. Fu subito dal Re ordinato tutto; e, venuta la domenica mattina e ripieno il palco di personaggi e la piazza di popolo, celebrata la messa, venne la spiritata condotta in sul palco per le mani di dua vescovi e molti Signori. Quando Roderigo vide tanto popolo insieme e tanto apparato, rimase quasi che stupido, e fra se disse: Che cosa ha pensato di fare questo poltrone di questo villano? Cred’egli sbigottirmi con questa pompa? non sa egli che io sono uso a veder le pompe del cielo, e le furie dello Inferno? Io lo gastigherò in ogni modo. E accostandosegli Gio. Matteo e pregandolo che dovessi uscire, gli disse: Oh! tu hai fatto il bel pensiero! Che credi tu fare con questi tuoi apparati? Credi tu fuggir per questo la potenza mia, e l’ira del Re? Villano, ribaldo, io ti farò impiccare in ogni modo. E così ripregandolo quello, e quell’altro dicendogli villania, non parve a Gio. Matteo di perder più tempo; e fatto il cenno col cappello, tutti quelli, ch’erano a romoreggiar deputati, diedero in quelli suoni, e con romori che andavano al cielo ne vennero verso il palco. Al quale rumore alzò Roderigo gli orecchi, e non sapendo che cosa fosse e stando forte maravigliato, tutto stupido domandò Gio. Matteo: che cosa quella fosse? Al quale Gio. Matteo tutto turbato disse: Oimè! Roderigo mio, quella è la moglie tua, che ti viene a ritrovare. Fu cosa maravigliosa, a pensare quanta alterazione di mente Recassi a Roderigo sentir