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nazione si conservi nel medesimo punto di grandezza. Un sistema più perfetto di legislazione, una serie o una ricorrenza di favorevoli circostanze può prolungare, ma non riparare affatto, o impedire la corruzione e la decadenza. Un popolo che nel formarsi in Società, o nell’emergere dal caos dell’anarchia e della confusione, ha la fortuna d’istituirsi nel buon ordine e nella virtù, passa sollecitamente alla prosperità e alla quiete, da queste all’opulenza ed all’ozio, dall’ozio alla licenza e alla rovina. È quello il vortice sul quale si sono aggirate, e che ha finalmente assorbite tutte le più potenti nazioni. Per trattenerle nella carriera precipitosa della distruzione, o per rialzarle dalla caduta, non resta altro rimedio che ritirarle verso i principi, e richiamarle a quelle cause che le hanno fatte prosperare. Una mente illuminata e sublime, che specoli e rinvenga queste cause, una mano potente e coraggiosa, che di nuovo le metta in moto, potrebbero operare questo risorgimento maraviglioso, e far nascere questo nuovo ordine di cose. Tale appunto a’ tempi del Machiavelli era il bisogno dell’Italia. Gli Stati innumerabili, ne’ quali era divisa questa provincia, sembravano non avere altro scopo che distruggersi reciprocamente. La Corte di Roma troppo debole per soggettargli tutti, e troppo ambiziosa per non immaginarne il disegno, dava moto a una successione continovata di estranee irruzioni, contrarie fra di loro, secondo che le speranze o i timori agitavano la sua inquieta e sospettosa politica. Talvolta e non di rado gl’interessi della Sede cedevano a quelli de’ figliuoli e de’ nipoti de’ Sedenti, e questi richiedevano nuovi piani e nuovi partiti. Per fabbricare a costoro fortuna, bisognava formare de’ disegni sopra gli Stati limitrofi, ed insidiare o la libertà