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magnanima impresa della Contessa; la quale aveva avuto animo ad aspettare uno esercito, il quale nè il Re di Napoli nè il duca di Milano aveva aspettato. E benchè gli suoi sforzi non avessero buono fine, nondimeno ne riportò quello onore che aveva meritata la sua virtù. Il che fu testificato da molti epigrammi in quegli tempi in sua lode fatti. Se io avessi pertanto ad edificare rocche, io farei loro le mura gagliarde e i fossi nel modo abbiamo ragionato; nè vi farei dentro altro che case per abitare, e quelle farei deboli e basse di modo ch’elle non impedissero, a chi stesse nel mezzo della piazza, la vista di tutte le mura, acciocchè il capitano potesse vedere coll’occhio dove potesse soccorrere e che ciascuno intendesse che perdute le mura e il fosso, fusse perduta la rocca. E quando pure io vi facessi alcuno ridotto, farei i ponti divisi in tal modo che ciascuna parte fusse signore de’ ponti dalla banda sua, ordinando che battessero in su’ pilastri nel mezzo del fosso.
Batista. Voi avete detto che le cose piccole oggi non si possono difendere; ed egli mi pareva avere inteso al contrario: che quanto minore era una cosa, meglio si difendeva.
Fabrizio. Voi non avevi inteso bene; perchè egli non si può chiamare oggi forte quello luogo dove, chi lo difende non abbia spazio da ritirarsi con nuovi fossi e con nuovi ripari; perchè egli è tanto il furore delle artiglierie, che quello che si fonda in sulla guardia d’uno muro e d’uno riparo solo, s’inganna; e perchè i bastioni, volendo che non passino la misura ordinaria loro, perchè poi sarebbono terre e castella, non si fanno in modo che altri si possa ritirare, si perdono subito. È adunque savio partito lasciare stare questi bastioni di fuora e fortificare l’entrate delle terre e coprire le porte di quelle con rivellini, in modo che non si entri o esca della porta per linea retta, e dal rivellino alla porta sia uno fosso con uno ponte. Affortificansi ancora le porte con le saracinesche, per potere mettere