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dienza che quegli uomini hanno agli loro re. Ma in Grecia e in Italia, non essendo il furore naturale nè la naturale reverenza verso i loro re, è stato necessario voltarsi alla disciplina; la quale è di tanta forza, ch’ella ha fatto che i pochi hanno potuto vincere il furore e la naturale ostinazione degli assai. Però vi dico che, volendo imitare i Romani e i Greci, non si debbe passare il numero di cinquantamila soldati, anzi piuttosto torne meno; perchè i più fanno confusione, nè lasciano osservare la disciplina e gli ordini imparati. E Pirro usava dire che con quindicimila uomini voleva assalire il mondo. Ma passiamo ad un’altra parte. Noi abbiamo a questo nostro esercito fatta vincere una giornata, e mostro i travagli che in essa zuffa possono occorrere; abbiànlo fatto camminare, e narrato da quali impedimenti, camminando, egli possa essere circumvenuto; e in fine lo abbiamo alloggiato dove, non solamente si dee pigliare un poco di requie delle passate fatiche, ma ancora pensare come si dee finire la guerra perchè negli alloggiamenti si maneggia di molte cose, massime restandoti ancora de’ nemici alla campagna e delle terre sospette, delle quali è bene assicurarsi, e quelle che sono nemiche espugnare. Però è necessario venire a queste dimostrazioni e passare queste difficultà con quella gloria che infino a quì abbiamo militato. Però, scendendo a’ particolari, dico che, se ti occorresse che assai uomini o assai popoli facessero una cosa che fusse a te utile e a loro di danno grande, come sarebbe o disfare le mura delle loro città, o mandare in esilio molti di loro, ti è necessario o ingannargli in modo che ciascuno non creda che tocchi a lui, tanto che, non sovvenendo l’uno all’altro, si truovino dipoi oppressi tutti senza rimedio; ovvero a tutti comandare quello che deggiono fare in uno medesimo giorno, acciocchè, credendo ciascuno essere solo a chi sia il comandamento fatto, pensi ad ubbidire e non a’ rimedi; e così fia senza tumulto da ciascuno il tuo co-