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era lecito tornare a casa, se non con tanti incommodi e ignominie, ch’egli era molto meglio morire. Vedesi questo modo essere quasi osservato da’ Svizzeri, i quali fanno i condannati ammazzare popularmente dagli altri soldati. Il che è bene considerato e ottimamente fatto; perchè, a volere che uno non sia defensore d’uno reo, il maggiore rimedio che si truovi è farlo punitore di quello; perchè con altro rispetto lo favorisce e con altro desiderio brama la punizione sua, quando egli proprio ne è esecutore, che quando la esecuzione perviene ad uno altro. Volendo adunque che uno non sia negli errori sua favorito da uno popolo, gran rimedio è fare che il popolo l’abbia egli a giudicare. A fortificazione di questo si può addurre lo esemplo di Manlio Capitolino; il quale, essendo accusato dal senato, fu difeso dal popolo infino a tanto che non ne diventò giudice; ma, diventato arbitro nella causa sua, lo condannò a morte. È adunque un modo di punire questo da levare i tumulti e da fare osservare la giustizia. E perchè a frenare gli uomini armati non bastono nè il timore delle leggi, nè quello degli uomini, vi aggiugnevano gli antichi l’autorità di Iddio; e però con cerimonie grandissime facevano a’ loro soldati giurare l’osservanza della disciplina militare, acciocchè contrafaccendo, non solamente avessero a temere le leggi e gli uomini, ma Iddio; e usavano ogni industria per empiergli di religione.

Batista. Permettevano i Romani che negli loro eserciti fussero femmine, o vi si usasse di questi giuochi oziosi che si usano oggi?

Fabrizio. Proibivano l’uno e l’altro. E non era questa proibizione molto difficile, perchè egli erano tanti gli esercizj ne’ quali tenevano ogni dì i soldati, ora particolarmente, ora generalmente occupati, che non restava loro tempo a pensare o a Venere o a’ giuochi, nè ad altre cose che facciano i soldati sediziosi e inutili.