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quegli che vi alloggiano, o con più o con manco tende, pure che non si esca de’ termini di quello. E a disegnare questi alloggiamenti, conviene sieno uomini pratichissimi e architettori eccellenti; i quali, subito che il capitano ha eletto il luogo, gli sappiano dare la forma e distribuirlo, distinguendo le vie, dividendo gli alloggiamenti con corde e con aste in modo, praticamente, che subito sieno ordinati e divisi. E a volere che non nasca confusione conviene voltare sempre il campo in uno medesimo modo, acciocchè ciascuno sappia in quale via, in quale spazio egli ha a trovare il suo alloggiamento. E questo si dee osservare in ogni tempo, in ogni luogo, e in maniera che paia una città mobile, la quale, dovunque va, porti seco le medesime vie, le medesime case e il medesimo aspetto; la quale cosa non possono osservare coloro i quali, cercando di siti forti, hanno a mutare forma secondo la variazione del sito. Ma i Romani facevano forte il luogo co’ fossi, col vallo e con gli argini, perchè facevano uno steccato intorno al campo e, innanzi a quello, la fossa, per l’ordinario larga sei braccia e fonda tre; i quali spazi accrescevano, secondo che volevano dimorare in uno luogo e secondo che temevano il nemico. Io per me al presente non farei lo steccato, se già io non volessi vernare in uno luogo. Farei bene la fossa e l’argine non minore che la detta, ma maggiore secondo la necessità, farei ancora, rispetto all’artiglierie, sopra ogni canto dello alloggiamento un mezzo circulo di fosso, dal quale le artiglierie potessero battere per fianco chi venisse a combattere i fossi. In questo esercizio di sapere ordinare uno alloggiamento si deggiono ancora esercitare i soldati e fare, con quello, i ministri pronti a disegnarlo e i soldati presti a cognoscere i luoghi loro. Nè cosa alcuna è difficile, come nel luogo suo più largamente si dirà. Perchè io voglio passare per ora alle guardie del campo, perchè, senza la distribuzione delle guardie, tutte l’altre fatiche sarebbero vane.