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tento di seguitare i ragionamenti vostri e, se noi v’interrompiamo con queste pratiche, abbiateci per iscusati.
Fabrizio. Voi mi fate, come già vi dissi, cosa gratissima; perchè questo vostro interrompermi non mi toglie fantasia, anzi me la rinfresca. Ma, volendo seguitare la materia nostra, dico come ormai è tempo che noi alloggiamo questo nostro esercito; perchè voi sapete che ogni cosa desidera il riposo, e sicuro, perchè riposarsi, e non si riposare sicuramente, non è riposo perfetto. Dubito bene che da voi non si fusse desiderato che io l’avessi prima alloggiato, dipoi fatto camminare e, in ultimo, combattere; e noi abbiamo fatto al contrario. A che ci ha indotto la necessità, perchè, volendo mostrare, camminando, come uno esercito si riduceva dalla forma del camminare a quella dell’azzuffarsi, era necessario avere prima mostro come si ordinava alla zuffa. Ma, tornando alla materia nostra, dico che, a volere che lo alloggiamento sia sicuro, conviene che sia forte e ordinato. Ordinato lo fa la industria del capitano, forte lo fa o il sito o l’arte. I Greci cercavano de’ siti forti, e non si sarebbero mai posti dove non fusse stata o grotta o ripa di fiume o moltitudine di arbori, o altro naturale riparo che gli difendesse. Ma i Romani non tanto alloggiavano sicuri dal sito quanto dall’arte; nè mai sarebbero alloggiati ne’ luoghi dove eglino non avessero potuto, secondo la disciplina loro, distendere tutte le loro genti. Di quì nasceva che i Romani potevano tenere una forma d’alloggiamento, perchè volevano che il sito ubbidisse a loro, non loro al sito. Il che non potevano osservare i Greci, perchè, ubbidendo al sito e variando i siti di forma, conveniva che ancora eglino variassero il modo dello alloggiare e la forma degli loro alloggiamenti. I Romani adunque, dove il sito mancava di fortezza, supplivano con l’arte e con la industria. E perchè io, in questa mia narrazione, ho voluto che si imitino i Romani, non mi partirò nel modo dello allog-