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quello ha salvato se e offeso il nemico suo. Quanto al secondo caso di esservi tirato dentro, che questi nostri chiamono essere tirato alla tratta, dèi stare accorto di non credere facilmente a quelle cose che sono poco ragionevoli ch’elle sieno, come sarebbe: se il nemico ti mettesse innanzi una preda, dèi credere che in quella sia l’amo e che vi sia dentro nascoso lo inganno. Se gli assai nemici sono cacciati da’ tuoi pochi; se pochi nemici assaltono i tuoi assai; se i nemici fanno una subita fuga e non ragionevole; sempre dèi in tali casi temere di inganno. E non hai a credere mai che il nemico non sappia fare i fatti suoi; anzi, a volerti ingannare meno e a volere portare meno pericolo, quanto è più debole, quanto è meno cauto il nemico, tanto più dèi stimarlo. E hai in questo ad usare due termini diversi, perchè tu hai a temerlo con il pensiero e con l’ordine; ma con le parole e con l’altre estrinseche dimostrazioni mostrare di spregiarlo, perchè questo ultimo modo fa che i tuoi soldati sperano più di avere vittoria, quell’altro ti fa più cauto e meno atto ad essere ingannato. E hai ad intendere che, quando si cammina per il paese nemico, si porta più e maggiori pericoli che nel fare la giornata. E però il capitano, camminando, dee raddoppiare la diligenza; e la prima cosa che dee fare, è di avere descritto e dipinto tutto il paese per il quale egli cammina, in modo che sappia i luoghi, il numero, le distanze, le vie, i monti, i fiumi, i paludi e tutte le qualità loro: e a fare di sapere questo, conviene abbia a se, diversamente e in diversi modi, quegli che sanno i luoghi, e dimandargli con diligenza, e riscontrare il loro parlare e, secondo i riscontri, notare. Deve mandare innanzi cavalli e, con loro, capi prudenti, non tanto a scoprire il nemico, quanto a speculare il paese, per vedere se riscontra col disegno e con la notizia ch’egli ha avuta di quello. Deve ancora mandare guardate le guide con speranza di premio, e ti-