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chiva. Questo nasce da non tenere conto in questi tempi delle prede, come anticamente si faceva, ma si lasciano tutte alla discrezione de’ soldati. Questo modo fa due disordini grandissimi: l’uno, quello che io ho detto; l’altro, che il soldato diventa più cupido del predare e meno osservante degli ordini; e molte volte si è veduto come la cupidità della preda ha fatto perdere chi era vittorioso. I Romani pertanto, che furno Principi di questo esercizio, provvidero all’uno e all’altro di questi inconvenienti, ordinando che tutta la preda appartenesse al pubblico, e che il pubblico poi la dispensasse come gli paresse. E però avevano negli eserciti i questori, che erano, come diremmo noi, i camarlinghi; appresso a’ quali tutte le taglie e le prede si collocavano; di che il Consolo si serviva a dar la paga ordinaria a’ soldati, a sovvenire i feriti e gl’infermi, e agli altri bisogni dell’esercito. Poteva bene il Consolo, e usavalo spesso, concedere una preda a’ soldati; ma questa concessione non faceva disordine, perchè, rotto l’esercito, tutta la preda si metteva in mezzo e distribuivasi per testa secondo le qualità di ciascuno. Il quale modo faceva che i soldati attendevano a vincere e non a rubare; e le Legioni Romane vincevano il nemico e non lo seguitavano, perchè mai non si partivano degli ordini loro; solamente lo seguivano i cavalli con quegli armati leggiermente e, se vi erano, altri soldati che Legionari. Che se le prede fussero state di chi le guadagnava, non era possibile nè ragionevole tenere le Legioni ferme, e portavasi molti pericoli. Di quì nasceva pertanto che il pubblico arricchiva, e ogni Consolo portava con gli suoi trionfi nello erario assai tesoro, il quale era tutto di taglie e di prede. Un’altra cosa facevano gli antichi bene considerata; che del soldo che davano a ciascuno soldato, la terza parte volevano che deponesse appresso quello che della sua battaglia portava la bandiera; il quale mai non gliene riconsegnava se non fornita