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rono e ruppero. Tanto è che la giornata non si può fuggire quando il nemico la vuole in ogni modo fare. Nè alcuno alleghi Fabio, perchè tanto in quel caso fuggì la giornata egli, quanto Annibale. Egli occorre molte volte che i tuoi soldati sono volonterosi di combattere, e tu cognosci, per il numero e per il sito o per qualche altra cagione, avere disavvantaggio, e desideri fargli rimuovere da questo desiderio. Occorre ancora che la necessità o l’occasione ti costringe alla giornata, e che i tuoi soldati sono male confidenti e poco disposti a combattere; donde che ti è necessario nell’uno caso sbigottirgli e nell’altro accendergli. Nel primo caso, quando le persuasioni non bastano, non è il migliore modo che darne in preda una parte di loro al nemico, acciocchè quegli che hanno e quegli che non hanno combattuto, ti credano. E puossi molto bene fare con arte quello che a Fabio Massimo intervenne a caso. desiderava, come voi sapete, l’esercito di Fabio combattere con l’esercito d’Annibale; il medesimo desiderio aveva il suo maestro de’ cavalli; a Fabio non pareva di tentare la zuffa; tantochè, per tale disparere, egli ebbero a dividere l’esercito. Fabio ritenne i suoi negli alloggiamenti; quell’altro combattè, e, venuto in pericolo grande, sarebbe stato rotto, se Fabio non lo avesse soccorso. Per il quale esemplo il maestro de’ cavalli, insieme con tutto lo esercito, cognobbe come egli era partito savio ubbidire a Fabio. Quanto allo accendergli al combattere, è bene fargli sdegnare contro a’ nemici, mostrando che dicono parole ignominiose di loro; mostrare di avere con loro intelligenza e averne corrotti parte; alloggiare in lato che veggano i nemici e che facciano qualche zuffa leggiere con quegli, perchè le cose che giornalmente si veggono, con più facilità si dispregiano; mostrarsi indegnato e, con una orazione a proposito, riprendergli della loro pigrizia e, per fargli vergognare dire di